venerdì 26 dicembre 2008

Madagascar 2 - Recensione

http://www.smh.com.au/ffximage/2005/06/27/madagascar2_wideweb__430x260.jpg

Un altro film carino e simpatico. Rispetto al predecessore ci sono più gags ed è un po' più corto: ha comunque una trama semplice.
Tuttavia essa è sufficientemente solida e non troppo scontata.

Il tema principale è l'identità declinata, in ragione dei vari personaggi, in ordine alla famiglia, al "branco" o alle aspettative altrui.

Ci sono esilaranti gags dei nostri eroi (pinguini, leoni, lemuri, ecc.) ma anche di comprimari vecchietta micidiale e altri animaletti.
Il tutto divertente, simaptico carino e pulito

Una visione consigliata che non rappresenta un capolavoro, ma da soddisfazione.

lunedì 1 dicembre 2008

Twilight - Recensione


http://valechaos.files.wordpress.com/2008/05/twilight_group_shot-larger.jpg

Dimenticatevi i vampiri della tradizione.
Dimenticate il fascino intenso, l'ardore pieno, l'astuzia micidiale che attribuiamo abitualmente ai vampiri.
Dimenticatevi il loro orrore per il sole, gli specchi crudelmente sinceri dell'aspetto dei vampiri e un animalesco appetito di sangue e di giovani ragazze.

Questi vampiri sono diversi.
Dimenticatevi ogni contrapposizione tra passione e ragine o tra morale e obbiettivo, tra ciò che è umano o diabolico

In questo film i Non-morti sono poco più che semplici ragazzini con super poteri.

Infatti perdono ogni corollario di fiera assassina e crudele e si tramutano in tanti Scamarcio ridicolmente tenebrosi, tanto che al sole i vampiri diventano una trasposizione anni settanta di Renato Zero, tutto paiette e brillare di perle...
Oppure vedono il futuro.. finché non cambia.
Ovvero corrono veloci per raccattare americanissime palle da baseball o, caso strano, per raggiungere la preda riconoscendola dall'odore; questo si finalmente da vampiro. Ma questo non è un protagonista.

Ulteriormente, al posto della storia e delle leggende e dei ruderi che trasudano vite piene e appassionate nonché paure e terrori autentici viene sostituita da un ipermoderno palazzo freddo in una rigolgiosa foresta.

La bara e il sepolcro sostituite da una camera senza letto riempita di CD musicali. Almeno ci fosse qualche libro in più...
La lotta tra Van Helsing e Dracula sostituita da un posticcio antagonismo tra ragazzetti e pseudo-bande

Dimenticatevi i dialoghi autentici, e pensieri; i protagonisti sono una via di mezzo tra i romanzi adolescenziali di moccia e il tempo delle mele.. ma senza volgarità

In poche parole un film noioso per tre quarti nonché inutile e senza sostanza per il resto.
Pertanto è insipido, con protagonisti senza profondità e una trama banale: sembra un tentativo di raggiungere l'essenziale in cui però si è perso di vista l'obbiettivo.
L'avranno anche loro dimenticato.

Dimenticatevi la visione di questo film se volete vedere uno spettacolo piacevole.
E se lo avete disgraziatamente visto... dimenticatevene.

mercoledì 5 novembre 2008

Faccialibro

Parodia di Facebook :)




Lucca e l'altrove

Si è appena conclusa la fiera di Lucca.
E' la più grande manifestazione relativa ai fumetti e ai giochi d'Italia, ed effettivamente è proprio un evento cui partecipano  decine di migliaia se non centinaia di migliaia di visitatori.

Osservare questo multiforme, spesso informe, popolo risulta istrutivo.

Purtoppo però talvolta si incappa in situazioni palesemente stranianti: spesso l'altrove rappresentato dai fumetti, dai giochi on line, dai gdr, dai telefilm, ecc. diventa la casa, l'abitazione in cui certe pernsone dimorano e attraveso cui leggono la realtà.

Talvolta risulta davvero penoso osservare il modo con cui certuni tributano onori a 32 pagine disegnte (con tutto rispetto per il fumetto) e da cui si aspettano novità per la propria vita..

Leggere è importante ma "cum grano salis".

Talvolta le passioni permettono aggregazine umana, simpatie e collaborazioni altre sono una sorta di panacea e condanna crudele al tempo stesso.

FACCIALIBRO - Parodia

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http://www.youtube.com/watch?v=t_ax0e7RXj8



venerdì 31 ottobre 2008

Serata fantastica

Purtroppo il cattivo gusto riesce sempre a trovare uno spiraglo e a farsi strada. Tristemente questo spiragliosi allarga e diventa ben di più di una leggera contaminazione.
Forse i miei pensieri saranno simili al dito del bambino che tappa una falla nella diga, ma non credo di esssere, nè essere stato così acuto da accorgermi della prima breccia ....
In poche parole la mia esternazione è dettata più che dalla consapevolezza di aiutare chicchessia dalla necessità di restare i a galla nonostante la marea che avanza...

Carlo Magno assimilò per primo (sembra) la festa pagana diHallowen a quella ben diversa della celebrazione dei nostri cari e della comunione dei Santi. Aveva cercato di cristianizzare usanze.
Quello ceh era stato fatto uscire dalla porta rientra prepotentemente dalla finestra.

Ma, voglio sottolineare, queste parole non sono tanto causate da una massiccia scristianizzazione (a mio avviso già in sé triste), ma anche a minor ragione, se mi si permette questa licenza, da una tendenza a mio avviso sempre più chiara: rimuovere dai discorsi, dai pensieri, dalle usanze, dalle tradizioni, dalle pratiche e dagli incontri la possibilità di affrontare il discorso morte, discorso ovviamente connotato di tristezza, malinconia e dolore ma indispensabile a reggere il peso della vita e degli accadimenti che ci costringerebbero a porci domande.

S.Donaldson afferma che una buona risposta può scaturire esclusivamente da una buona domanda.

La mia preoccupazione e il mio avvilimento è proprio questo: mi sembra che tutte le occasioni utili a porsi domande buone e serie siano "corrotte".
Infatti la sottolineatura delle feste dei morti e dei Santi che bene si attaglierebbe a quanto dicevo prima è spostata sull'orrore, sull'inquietante, sull'irrazionale che presupponeuna supina accettazione inconsapevole.

Per cui non posso che dire : Dove sono le buone domande??

lunedì 13 ottobre 2008

Burn After Reading - Recensione

http://www.universitybox.com/img_home/Burn%20after%20reading.jpg

I fratelli Coen hanno sfornato un altro film basato sulle stranezze umane, sulle scelte dettate dai propri pallini al di la di ongi ragionevolezza.
Il film ha un paio di colpi di scena carini alla Pulp Fiction. Tuttavia...

L'impenitente don Giovanni con il senso di inferiorità, l'ossessione per l'aspetto, la gelosia, la strada del tramonto in cui single stressati si danno appuntamento con internet galeotto, l'eccessività di ogni profilo personale segna , al mio gusto, un chè di sgradevole.
Mi sembra, ma so che ci sono stuoli di ammiratori dei Coen che asseriscono che proprio questa è la loro grnadezza, che il film si stanzi a metà strada tra il grottesco e la farsa rimanendo indeciso tra i due. Sicché un po' mi ha indisposto.

Come accennavo prima personaggi eccessivamente ingenui o eccessivi, oppure monotematici.

Certamente Clooney come don Giovanni  col repertorio imparato a memoria è azzeccato ( in questa sfumatura ) ma non mi ha soddisfatto.

Vedere con cautela.

lunedì 6 ottobre 2008

Mamma Mia - Recensione

Che paesaggi! Ambientato su un'isola greca questo musical ha dei paesaggi bellissimi.
E colpisce solo per questo.
Sicuramente anche la bella colonna sonora degli ABBA merita ma il tutto è davvero insoddisfacente.
Forse la Streep canta benino anche se fa sempre la solita parte della donna che per Amore rinuncia a tutto tranne che a piagnucolare ora per questo ora per quel motivo.
Brosnan è meglio che guardi l'obbiettivo e stia zitto ma soprattutto non canti.

Carina la ragazzina protagonista.

Forse per un musical è normale un'eccessività nel recitatare ma risulta in questo un po' stucchevole.

Per non parlare della trama risibile è dir poco.

Se al film il fantasma dell'opera con "Leonida" e Emy Rossum ebbi un po' a ridire sulla lentezza qui non mi dovrei fermare solo a questo ....

Musiche carine, fotografia bellissima, ma si sa se non c'è nientaltro si nota la fotografia..

Forse non è neanche sufficiente


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lunedì 22 settembre 2008

Kong Fu Panda - Recensione


Una nuova animazione con protagonisti animaletti simpatici.
La storia è semplicissima e poco altro i può aggiungere.

Un povero panda un po' pasticcione viene scelto per essere il Guerriero dragone e difendere tutti dal terribile rinnegato di turno.

Il sogno di una vita diventa un incubo presente finché non viene trovato lo stimolo giusto per il panzone.

Il tutto è solo simpatico ma molto prevedibile.

Qualche battuta carina e un piacevole senso di riappacificazione.
Per collezionisti di visioni per i più piccoli



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lunedì 1 settembre 2008

Wanted - Recensione

Ho visto il film Wanted in un cinema all'aperto.
Era da parecchio tempo che non vedevo un film così.
Era da molto tempo che non mi pentivo così profondamente.
Era da molto che non mi vergognavo così tanto di aver proposto la visione di un film...

In poche parole il film è orribile.
A parte tre battute di competenza di un comprimario il film no solo è brutto ma è anche stupido.
La sospensione dell'incredulità è stramazzata nella tomba trapassando senza alcuna agonia.
Ho avuto l'impressione che il regista e gli sceneggiatori pensavano che lo spettatore si sarebbe bevuto le più improbabili castronerie solo e perché c'era la Jolie e Morgan Freeman.
Passi piegare la traiettoria delle pallottole ma la maggir parte delle azioni dei protagonisti sono senza senso.

Ogni qualvolta succede qualcosa di significativo sembra in contrasto su quanto (con difficoltà) ti era stato fatto digerire nelle scene prima. Ciò non si concretizzava in un colpo di scena, ma in un moto di sgradevole stupore che sconfinava nel fastidio e nell'astio verso il film stesso.

Un'opera senza senso, con poco cervello e con il costo del biglietto dal sapore vagamente truffaldino.
Evitare con cura

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Le cronache di Narnia. Il principe Caspian - Recensione

Mi ha emozionato.

Un film che ha un tratto molto più maturo rispetto al suo precedente. Un film in cui i cattivi riescono a dare credibilità ad una storia fantasy (ideata per fanciulli) e profondità ai personaggi.
Anche qualche colpo di scena permette di rimanere incollati (almeno per me) allo schermo.

In questa trasposizione dei libri di C.S.Lewis i quattro re di Narnia fanno ritorno al loro regno richiamati dal principe Caspian.
Per tutti il ritorno è una delusione. Per i nostri fratelli Pevensie sono passati solo pochi mesi mentre per gli abitanti di Narnia più di mille anni.
Quindi tutti rimangono delusi da questo ritorno poiché si aspettavano qualcosa di diverso: gli abitanti di Narnia i re saggi e forti delle leggende (tali erano diventati) e non i ragazzi semisconosciuti di un millennio prima, i nostri fratelli sognavano la Narnia di quando se ne erano andati, non un luogo devastato da odio e assassinii...
Ma, ciascuno con i propri errori, piano piano si avvicineranno gli uni agli altri.

Perter rimane coerente: sempre presuntuoso, Lucy la più fedele ad Aslan permette con il suo candore e la sua fiducia negli amici di incanalare le energie di tutti verso binari migliori. Azzeccata anche la crescita di Edmund, diventato più pragmatico e meno permaloso (personaggi in cui ancora è viva la vergogna per quanto fatto precedentemente a vantaggio della Regina dell'Inverno).

Ho molto apprezzato la caraterizzazione dei cattivi operata da Castellitto e Favino: una spanna sopra i cattivi. Tanto Tilda Swinton era algida, fredda e crudele perfetta nella sua cristallizzazione di un "cattivo" temibile nelle lande fantastiche di Narnia, Tanto i nostri attori sono concreti, spietati e titubanti in una parola credibili persone vere.Ciò lirende una spanna sopra (soprattutto Castellitto).

Un film non solo per ragazzi in cui l'allegoria e l'apologia diventano arte raggiungendo tutte le età.

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venerdì 15 agosto 2008




Mi ha emozionato.

Un film che ha un tratto molto più maturo rispetto al suo precedente. Un film in cui i cattivi riescono a dare credibilità ad una storia fantasy (ideata per fanciulli) e profondità ai personaggi.
Anche qualche colpo di scena permette di rimanere incollati (almeno per me) allo schermo.

In questa trasposizione dei libri di C.S.Lewis i quattro re di Narnia fanno ritorno al loro regno richiamati dal principe Caspian.
Per tutti il ritorno è una delusione. Per i nostri fratelli Pevensie sono passati solo pochi mesi mentre per gli abitanti di Narnia più di mille anni.
Quindi tutti rimangono delusi da questo ritorno poiché si aspettavano qualcosa di diverso: gli abitanti di Narnia i re saggi e forti delle leggende (tali erano diventati) e non i ragazzi semisconosciuti di un millennio prima, i nostri fratelli sognavano la Narnia di quando se ne erano andati, non un luogo devastato da odio e assassinii...
Ma, ciascuno con i propri errori, piano piano si avvicineranno gli uni agli altri.

Perter rimane coerente: sempre presuntuoso, Lucy la più fedele ad Aslan permette con il suo candore e la sua fiducia negli amici di incanalare le energie di tutti verso binari migliori. Azzeccata anche la crescita di Edmund, diventato più pragmatico e meno permaloso (personaggi in cui ancora è viva la vergogna per quanto fatto precedentemente a vantaggio della Regina dell'Inverno).

Ho molto apprezzato la caraterizzazione dei cattivi operata da Castellitto e Favino: una spanna sopra i cattivi. Tanto Tilda Swinton era algida, fredda e crudele perfetta nella sua cristallizzazione di un "cattivo" temibile nelle lande fantastiche di Narnia, Tanto i nostri attori sono concreti, spietati e titubanti in una parola credibili persone vere.Ciò lirende una spanna sopra (soprattutto Castellitto).

Un film non solo per ragazzi in cui l'allegoria e l'apologia diventano arte raggiungendo tutte le età.

domenica 10 agosto 2008

Il cavaliere oscuro - Recensione




Batman è sempre stato il supereroe più ambiguo. Ha fatto della paura il suo potere, la sua maschera, la sua arma, mentre Superman lottava con il coraggio, la moralità, la rettitudine.

Batman è figlio della notte, Superman diventa più forte con la lucedel sole.

Il Pippistrello usava come strumento l'intelligenza la pianificazione l'allenamento, invece Superman si esponeva compariva laddove c'era più bisogno di lui nel momento utile.

Tra i due quindi c'è un abisso.
Ma entrambi riscuotono simpatie: le due anime dell'uomo che emergono sotto l'egida di fare "il bene": il risultato prima di tutto o il modo è già part edel risultato

Questo film che ha poco a che vedere col fumetto omonimo è comunque un bellissimo film.

I temi del mostro, dell'ambiguità, della necessità sono sviluppati molto bene nel film sia facendo emergere le sfumature e e debolezze nei personaggi durante lo sviluppo della trama (due ore e mezza), sia ponendoli in contrasto e in paragone tra di loro.

Batman e il Joker (due mostri per Gotham) si confrontano su priorità e modi, su cinismo e determinazione, su opportunità (l'eroe che serve alla città) e necessità (colui che offre la soluzione ai malavitosi per i loro affari).

Joker (la cui interpretazione mette molto in ombra Batman -senza che a questi faccia piacere-) è mirabilmente ...pazzo... anomico, imprevedibile, inquietante (qui davvero si può usare a proposito la parola) un arma pensante perfetta... Batman un po' rigido e stile Eta Beta pieno di strumenti tecnologici interessanti.

Tutta la partita è giocata all'insegna del 2. Questo numero continua a ripresentarsi ad ogni occasione:
l'antagonismo tra Joker e Batman, le vite di Batman - Bruce, il bipolarismo di Joker, i piani e i doppi giochi sempre presenti, l'ambivalenza delle azioni, le facce di Due-Facce, le trappole incrociate per uccidere le due (ancora una volta) persone care a Batman, i traditori del Procuratore, ecc.

Il film è pieno di colpi di scena e di violenza suggerita (si vede poco ma si riesce a immaginare senza molta fatica troppo) la città non è più la Gotham gotica ma una modificazione di una moderna città qualunque.

Ottima la prestazione del Joker assolutamente credibile nell'essere oltre.

In definitiva Cristian Bale ne esce sconfitto

giovedì 24 luglio 2008

Hellboy the golden army - Recensione


Mi era piaciuto molto il primo episodio del "grande e grosso uomo rosso".
Avevo apprezzato molto la profondità della trama nnché i ritrovati pseudo tecnologici dal gusto retrò che esibiva.
Anche per questo secondo film ho gustato l'ambientazione e lo spirito falsamente spaccone di Hellboy. Un po' macchietta, ma quel tanto che basta, il successore di suo padre a capo della falsa FBI del paranormale.
Le armature elfiche e tutti quegli oggettini scintillanti e magi-meccanici sono magnifici e il mercato dei troll, senza nulla aggiungere di spettacolare o fantasioso è credibile e suggerisce nuove profondità e creature da sondare (inquietanti sono le "fatine dei denti" che poi tanto carine non sono...).
Affascinante la regalità del "cattivo di turno" e il suo distorto o forse alieno senso dell'onore in perfetto contrasto con quello di suo padre: ciascuno fa quello che è sua natura fare (un po' come dire che l'albero si vede dai frutti).
Spettacolare l'incontro con la Morte nella città abbandonata degli elfi.
un commento a parte merita l'arma del principe elfico: se esistesse la vorrei!
Comunque, a parte un povero elementale della natura ucciso con una pistola di nome Big Boy un po' eccessivo, la trama è abbastanza lineare talvolta appena scontata, ma si lascia guardare.
Ottimi gli effetti speciali (ad un livello maggiore rispetto a Hulk), sicuramente non noioso.

lunedì 23 giugno 2008

Hulk - Reecnsione

Nuova pellicola per il nostro mostro verde.

Il film si attiene molto al fumetto e qualcuno pertanto storce il naso. Ma le cose funzionano.

Il nostro dottor Banner cerca una cura contro l'insorgenza del suo alter ego verde, con la medicina, la chimica o la meditazione... Ma è costretto a convivere con la propria furia (verde).

A nulla o a poco serve sapere che la sua bellissima EX ragazza ancora tiene a lui.

Mettiamoci poi un "guerriero" militare che vuole il potere di Hulk, dapprima per fronteggiarlo poi ingolosito per sé.

Il Fumetto-Film-Marvel rielabora le storie della Bella e la bestia e di Frankestain. Infati Hulk col pasare del tempo è leggermente più consapevole di se e leggermente meno "bestiale".

Norton - Hulk fa il suo dovere, Liv Tyler zenza infamia e senza lode molto bravo Tim Roth antagonista dalla volontà mostruosa del nostro eroe sempre sulla cresta dell'onda.
La trama ovviamente molto prevedibile :)


Carino

venerdì 20 giugno 2008

Identità

La vita è fatta di incontri.
Di scambi di attenzioni, di litigi, di affinità affettive o cognitive. C'è qualcosa di quella persona che abbiamo incontrato che non ci piace oppure che ci piace.
insomma QUELLA persona è proprio ....
Come??
Possiamo possiamo dire che sia simpatica oppure allegra, o ancora è particolare, ecc.
Ma cosa rende quella persona quella persona?

Non lo so.

Ci sarà capitato di incontrare una persona, conoscerla diventare suo amico, poi (noi diciamo) lui è cambiato, ma nonostante questo siamo rimasti amici.

Forse vuol dire che la qualità che riconoscevamo in quella persona è rimasta e che quindi il cambiamento ha interessato il predetto ha agito su un aspetto che non ci colpiva, cui non davamo peso?
Se così fosse l'identità di quella persona non risiedeva in quella qualità. E quindi non risiede in nessuna qualità.

Allora in cosa risiede?
Ritengo invece doveroso fare un'altra precisazione e mi domando se l'identità è una sorta di aggregato delle qualità attualmente presenti nella persona ("persona" che a sua volta sarebbe una qualità dell'aggregato stesso -cfr. Mach-)

Non credo.
Cosa è il nocciolo dell'identità?

Non penso sia una sorta di commistione tra genetica e storia personale. Troppe falle in questa teoria smentita di fatto per ogni parto gemellare.
Non è quindi una sciarada deterministica.
Non penso neanche che per far emergere il concetto di identità sia necessaria l'autocoscienza, poiché anche quando una persona dorme o ha uno stato psichico alterato rimane a godere della propria identità.
A dimostrazione di ciò basti pensare e ragionare sul vocabolo "idiota". Lo si attribuisce spesso a chi reputiamo privo di qualche rotella ed effettivamente, ma non solo, poiché sentiamo in egli una caratterizzazione così elevata che la sua "identità" coincide con la sua particolarità.

Allora forse l'identità come orpello della propria autocoscienza, oppure identità come unicità non storica o genetica o culturale della propria esistenza, l'identità come univocità di comportamenti (esteriori e interiori) risiede altrove.

L'unico pensiero che riesco ulteriormente a sviluppare è che tale identità, pertanto, ci è abbondantemente fornita da quanto più ci unisce: l'esistenza soprattutto nella sua migliore accezione la vita.



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mercoledì 28 maggio 2008

Indiana Jons e il regno del teschio di cristallo - Recensione

Questo film era atteso da tanti fans del mitico frusta e cappello Indi!
L'attesa però eè stata delusa, infatti il film non mi è piaciuto.

La trama scarna e risibile, a parte Indi sempre all'altezza, era popolata di personaggi macchietta, stereotipi triti e ritriti:
la fredda e spietata scienziata capello nero occhio azzurro Cate Blanchet,
il figlio di Indi tanto James Dean quanto Fonzie,
l'amico di Indi il professore scomparso risulta una brutta copia di Panoramix quando perde il senno con tanto di balletto.

Inoltre non mi sono piaciute per niente le luci sempre finte e di taglio sugli occhi dei protagonisti.


Ulteriormente vengono presentate alcune situazioni che sono un insulto allo spettatore pure con la sospensione dell'incredulità parecchio allenata una tra tutte:

SPOILER
come cavolo fa indiana a sopravvivere all'esplosione di una bomba atomica nascondendosi dentro un frigorifero che tra l'altro viene lanciato a chilometri di distanza dall'onda d'urto.... Eh dai!!!


Le cose che mi sono piaciute sono le classiche trappole pseudo archeologiche con sabbia che scivola via, pietre cascanti o rotolanti corde nascoste e e pesi e contrappesi ingegnosi...

Il resto è delusione..

lunedì 19 maggio 2008

Arte?

Talvolta ci si trova difronte a opere che vengono definite artistiche, di gran pregio, o mirabili, ecc.
Purtroppo però io in certe occasioni vedo soltanto ruote di biciclette dentro muri sospesi o secchiate di colore su stoffe improbabili, ecc.
Ma solo raramente percepisco qualche emozione o significato che dall'opera riesce a colpirmi, a toccarmi o almeno a sfiorarmi.
Mi avevano detto che l'arte è un linguaggio universale un po' come la musica che tutti accoglie, raccoglie e distoglie dalle brutture intorno oppure le veicola rendendole più efficaci e più vere e presenti in ragione dell'intento del compositore, almeno negli strati più superficiali.
Ora, quindi, devo arrendermi all'evidenza, e sembra possibile solo una soluzione: o l'ARTE non è universale oppure non ho gli strumenti culturali per comprenderla.
Sicché nella prima ipotesi siamo di fronte ad un mondo in cui non esiste l'ARTE ma un'infinità di modi diversi di dire "cose" che a questo punto risultano intrinsecamente meno interessanti e coinvolgenti proprio perché non universali; oppure nella seconda ipotesi siamo di fronte ad un'ARTE che necessita di una precisa preparazione culturale conforme (necessariamente) a quella del creatore: il risultato quindi è la comprensione dell'opera solo se il fruitore è culturalmente compatibile o comprende l'autore.
Allora il mondo è davvero più brutto!

MA forse invece siamo soltanto preda delle mode tanto vestiarie quanto artistiche! Per cui è plausibile che l'ARTE esista ancora e sia ancora universale, solo che (al fine di monetizzarla) conviene incanalarla sulle strade (forse becere) della moda e del costume.

Potrebbe sembrare che allora questo manifesti ancora un vota come l'arte non sia davvero universale, tuttavia una cosa è dimenticare la bellezza (esistente) una cosa è attribuirla (non esistente) ad accrocchi più o meno elaborati.

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lunedì 5 maggio 2008

Iron Man - Recensione

Sara dixit:

&lt;&lt;Non ci si mette molto a immedesimarsi nei panni di Tony Starker.. e non mi riferisco certo ai panni di uno sbruffone alcolizzato, giocatore d'azzardo e sciupafemmine (o meglio, non solo a quelli).

Già, la bellezza di IRON MAN è infatti la repentina trasformazione del protagonista nell'eroe stesso, provocando nello spettatore la sensazione di essere li con lui che svolazza sui tetti di Malibu, rischia di schiantarsi, si costruisce il suo prototipo, prova la potenza dei suoi lanciafiamme.

Stupisce come un film che nasce per celebrare uno dei tanti blasonati eroi di Stan Lee (presente, come sempre nei film che ritraggono eroi Marvel, con un suo cameo) sia in grado di far immedesimare nei panni del protagonista in modo assoluto, forse quasi come leggere il fumetto.

Merito del personaggio e delle vicende che vive, certo. Ma in buona parte anche degli effetti speciali strabilianti e, se vogliamo, stranianti che popolano la pellicola.

Non sono, purtroppo, una true believer, come ama definire Lee i suoi lettori affezionati, ma conosco

un po' gli eroi della Marvel.

Sono controversi, insicuri, combattuti: in una parola, umani. Uno su tutti l'Uomo Ragno che mi è sempre stato simpatico - nel senso etimologico del termine - grazie a suoi sensi di colpa.
Ebbene, a differenza di Peter Parker o dei fantastici 4, Iron Man mi è piaciuto perchè non si tratta di salvare il mondo o di sfruttare un grande potere e sopportare le grandi responsabilità che comporta: mi ha intrigato perche' nasce dall'abilità e dall'intelligenza (una volta tanto non utilizzata per portarsi a letto un'odiosa giornalista/velina di Vanity Fair) del nostro eroe, e dalle applicazioni che ne ha fatto. Sempre di fantasia si tratta, ma conforta pensare che un uomo possa cambiare e perseguire degli ideali con le sue sole forze, esattamente come una persona reale!



Concludendo, lodevole e all'altezaz il mio mitico Robert Downey Jr, che ho sempre amato e ammirato, grandioso in questa sua interpretazione! quanto a Gwyneth Paltrow, che impersona l'algida e ironica assistente innamorata di Starker: è brava, carina e anche simpatica, una volta tanto!&gt;&gt;

venerdì 2 maggio 2008

Gli Ultimi Guardiani - Recensione

Aspettavo l'uscita di questo libro. O meglio speravo che l'autore ne pubblicasse un altro.
Ho letto i precedenti (i Guardiani della Notte, I Guardiani del Giorno, I Guardiani del Crepuscolo) e mi sono sempre piaciuti molto.

Unire Mosca odierna e Edimburgo o Praga con storie millenarie di maghi e vampiri non sembra un'idea originale, invece l'autore riesce mirabilmente a renderla irresistibile (almeno per il sottoscritto).

Aver seguito il protagonista Anton Gorodeckij nelle altre sue avventure, ovviamente aiuta, ma c'è sempre qualcosa da scoprire che è appena oltre l'angolo dell'occhio.

Gli intrighi tra Tenebre e Luce, tra Patto e Grandi Maghi continuano a susseguirsi e a capovolgere l'ottica con cui vengono lette le vicende e la storia.

L'originalità quindi non è tanto nell'idea sottostante quanto nell'evoluzione e nella preparazione narrativa.

Uno stile asciutto, in questo libro quasi sempre in prima persona, permette una maggior partecipazione e immedesimazione col personaggio che spicca solo per acume non per coraggio o fascino.

In poche parole bello e consigliata tutta la saga di Sergej Luk'janenko.

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lunedì 28 aprile 2008

Intenti

E' fastidioso incontrare connazionali che all'estero perseguono l'unico scopo, forse enigmisticamente ma non enigmaticamente, di cambiare in prima persona accento durante il
loro soggiorno.

venerdì 18 aprile 2008

Scoprirsi

Noi Italiani, diciamolo, abbiamo i polmoni e la bocca piena, per altro a ragione, di orgoglio e prosopopea dei vanti del suolo e del popolo natio.

Possiamo dire senza ombra di essere smentiti che discendiamo da un popolo che grande fra i grandi ha conosciuto (in tutti i sensi) e dominato praticamente su quanto era possibile dominare.
Tuttavia dopo tanta magnificenza, capacità di rendere proprio o di rielaborare patrimoni culturali altrui, capacità di assoggettare monti, valli, acque, fuoco, sapienza nel piegare il caos con arguzie, ragionamenti, drittura e audacia, tuttavia si diceva, anche per loro è venuto il momento in cui la storia (che fino a quel momento avevano guidato) ha cambiato regia.
Ma i loro eredi hanno creato i comuni, le prime università, per non parlare del Rinascimento, che forse con un po' di immodesta possiamo definire l'Arte.

Sicché, per noi che viviamo in Italia, oggi sembra banale tutto questo, passeggiare per piazze che sono state concepite da architetti mirabili, o adattate da geni assoluti, osservare decorazioni di una precisione e senso artistico micidiali, godere dell'armonia e del gusto dei nostri centri storici.

Per altri riuscire ad ottenere gusti simili a quelli cui non siamo (o dovremmo essere) avvezzi e che la storia distilla è frutto di faticosi anni di studio e applicazioni.

Inoltre questo 'spirito guerrier ch'entro CI rugge' si è palesato in altri modi, non solo nel dominare, gestire, apprendere e plasmare quanto i sensi offrivano, ma proprio nell'anelito di conoscere quanto invece ci era precluso. Non per niente eravamo un popolo di navigatori ecc...

Ora, con queste un po' grossolane e indulgenti premesse, paremi che molto di ciò che caratterizzava i nostri avi sia venuto meno. Il Marco Polo della situazione, punto di riferimento ed esempio di viaggiatori e amanti dell'incontro con altre civiltà, è diventato Palo fisso nella volontà di non allontanarsi da terreni battuti (fisici e non) per ridurli a comprensibili e dominabili.

Mi sembra che oramai il viaggio, soprattutto fisico, resti sempre più strumento di fuga o ristoro (per altro quest'ultimo certamente non biasimevole) e non scelta di apprendimento.

Il viaggio (o l'approfondimento) come categoria dell'Uomo si è perso; è diventato, invece, categoria della fruizione, del divertimento, manifestazione dell'immobilismo.
Ciò che arricchiva dentro, ora impoverisce non solo fuori.
L'anelito, la scintilla verso il di più inteso come meglio ora è diventato miseramente appetito verso il più nel senso di maggiore.

Talvolta i viaggi o i progetti delle persone sembrano avere l'unico scopo di far restare a casa la parte nobile dell'uomo.

Pertanto, un po' Cassandra, un po' Brancaleone, un po' Rustichello da Pisa spingo al meglio per incentivare, per invogliare, per spronare (anaforicamente e non metaforicamente) a mantenere caratteristiche che geneticamente ci appartengono, me e i miei lettori.

Quindi spero di aver mostrato (sicuramente in modo approssimativo ed indegno), come anche un viaggio attraverso un foglio bianco, uno schermo vibrante e vuoto, una sera silenziosa, ma ticchettante di pioggia, possano manifestare audacia, arguzia e ragionamenti, intesi come percorso nell'ignoto, scoperta autentica e appropriato ristoro.

Ad majora!


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mercoledì 16 aprile 2008

Pulizia

Inizio a credere che la mia città non sia così pulita come credo.
Inizio a credere, invece, che i cittadini riescano a sprecare grandissime quantità di cibo per le strade.
Si solo per le strade.
Forse a causa del fatto che non mi è mai stato necessario cercare questi rifiuti, non ha mai prestato l'eventuale adeguata attenzione a questo tipo di problemi.
Pertanto evidentemente la mia città è una bengodi di cibo e trastulli per animali.

Ma a dire tutta la verità quanto ho affermato è solo una deduzione.
Purtroppo bruciante e un po' caustica sebbene in prima facie avvalorata dai fenomeni suddetti.

Infatti oggi ho incontrato per la città una quantità di sfaccendati, e purtroppo maleodoranti (non metaforicamente), maleducati (nella migliore delle ipotesi), volgari, cafoni che bighellonavano in cerca di meta.

Le attività cui ho assistito messe in atto da ragazzini sui vent'anni, e ansiosamente tutte questa sera, andavano dal tampinare e proporre buffonescamente avances a signore che potevano essere loro nonne, sputare reciprocamente sui tranci di pizza che avevano in mano, non permettere di parcheggiare ad un paio di ragazze che tornavano a casa dopo essere state in azienda, rompere bottiglie di birra e mettere i vetri sotto le ruote di macchine parcheggiate.

Il tutto da gruppi diversi di ragazzi.

MI spiace proprio che non ci siano più tanti zoo, le gabbie hanno il loro perché.


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martedì 15 aprile 2008

Alla ricerca dell'isola di Nim - Recensione


Il film è una fresca bevanda per bambini che volontariamente e piacevolmente ho assaggiato con gusto.

La trama è semplicissima: padre biologo e figlioletta vivono su un isola piccolissima staccati dal mondo ad eccezione di un computer e internet.
La bimba di nome Nim, appunto, ha il suo mondo fatto di salsiccia (un otaria), di virgola (una coraggiosa lucertola) e di Galileo un pellicano con l'hobby del faidate. Inoltre Nim ha una passione smodata per Alex Rover un eroe di romanzi di avventura.

Poi il padre rimane disperso in mare a causa di una tempesta proprio mentre Alex Rover chiede un consiglio al biologo.
La figlia sovrapponendo i ruoli chiede al suo mito di aiutarla. La scrittrice allora... darà il meglio di sè.

La trama è semplice e lineare. Varie disavventure al padre (quasi emulo di Ulisse), una scrittrice di romanzi di avventura con esaurimento nervoso in crisi creativa e l'azione coraggiosa in difesa della propria vita di una piccola, determinata e spaventata adolescente.

Molto divertenti i siparietti della scrittrice Jodie Foster col proprio alter ego letterario che argutamente bastona fobie e pretesti della donna, mentre Gerard Butler (Alex Rover e biologo) emerge egregiamente nei due ruoli.

Anche gli animali sono molto simpatici e quasi umani contribuendo ad un'atmosfera da fiaba. L'isola poi sembra davvero meritevole.

In definitiva Il film è molto piacevole, divertente e frizzante; rasserenante e conciliante; simpatico e godibile: consigliato agli eterni bambini


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giovedì 3 aprile 2008

Idee, pensieri, parole

E' sempre più traumatico vedere come l'inversione e il rallentamento del normale svolgersi dell'attività cerebrale provochi danni.

Gli evoluzionisti dicono che il nostro cervello, che pesa circa 2% del nostro corpo, assorbe energia e risorse per il 23% circa! Quindi date le risorse a lui allocate è un organo fondamentale e vale almeno dieci volte e sue dimensioni. Ciò è la chiara dimostrazione in considerazione del dispendio energetico che necessita, di come la nostra specie abbia puntato sul cervello e i suoi "prodotti" e non sui muscoli o sulla vista o su altri sensi.

Quanto mi colpisce pertanto, è l'involuzione almeno italiana.

Solitamente si parte dalle idee per sviluppare pensieri che possono essere comunicati con le giuste parole.

Purtroppo non è più così. Dopo aver assistito all'impoverimento del lessico e del vocabolario italiano causata da una ignoranza coriacea e pervicace vedo ora il suo progresso...oramai le parole usate da molti sono meno dei centesimi necessari per comprarsi un caffè al bar.

Triste è vedere come conseguentemente anche i pensieri stiano involvendo e talvolta non sono presenti neanche allo stadio larvale.

Ora, lutto al cuore, mi sembra che inizi ad accelerarsi anche il decesso delle idee.

Sarò qualunquista ma almeno so che fobia significa paura e non "passione", che stabilire non è sinonimo di manifestare o indicare, che più parole conosci più pensieri puoi formulare.

Mi viene da dire solo "Cioé ZER0!"


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giovedì 27 marzo 2008

Dragon Wars - Recensione


Si commettono errori...

Ho visto il promo del film e incuriosito l'ho affittato...

Ho fatto male. Il film (con attori semi sconosciuti) ti getta subito nel vivo della trama ignorando ogni fase in cui solitamente si cerca di far partecipare lo spettatore ai drammi o sentimenti dei partecipanti. Tutto è dato per scontato, tutto è così superficiale che anche la sospensione dell'incredulità è stata sospesa, e presto!!

L'unica cosa decorosa sono gli effetti speciali, ma anche questi senza troppi ritocchi.

Non ci sono dialoghi credibili, info dumping da subito, trama banale, elicotteri da guerra e draghi con traiettorie impossibili e caratterizzati da una furbizia nulla.
Un film che da tutto per scontato, forse anche il fatto che alla prima occasione lo spettatore se ne andrà!

Evitate di perdere tempo


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mercoledì 26 marzo 2008

Grande grosso e verdone - Recensione

Tre episodi per mostrare con ironia e amarezza la vacuità delle persone, declinata rispettivamente come pochezza, crudeltà e volgarità.

Verdone è magnifico soprattutto nel dipingere il sempliciotto e i coatti. Eccede a mio avviso nel creare il personaggio del professore, un po' troppo sopra le righe, cogliendo però ugualmente nel segno, in merito ai vezzi e all'ipocrisia premeditata e coltivata.

il film è godibile e allo scrivente è riuscito a trasmettere l'imbarazzo .. di essere così.

Vi sono anche alcuni attori giovani. Alcuni meritano per aspetto e bravura (quanto meno promettenti- Martina Pinto-) altri un po' meno (il figlio del professore).

Il film è sicuramente godibile divertente ma non rasserenante..

Consigliato


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giovedì 6 marzo 2008

Vendetta!

So talvolta di eccedere. Talvolta sono crudele.
Forse molto più di quanto io voglia apparire.
Ma
capita di approvare con tutto se stesso, di aderire ad una scelta e ad
un proprio comportamento crudele, appunto, a causa di pregressi
atteggiamenti altrui.
Ciò anche se lo stesso comportamento è di per sè fonte di fastidio anche per l'agente.

I fatti.
Ero all'estero, ero da solo in aereo. Avevo pregustato il momento in cui, finita la parte che più mi piace (il decollo), sarei stato solo e libero di tuffarmi nel mio libro, che nella fattispecie era Tito di Gormenghast di Peake.

Vicino a me potevo vedere una poltrona vuota, bhé almeno avrei avuto un po' più di spazio. Più a sinistra era seduta una signora non proprio giovanissima, ma comunque parecchio vitale. Decollati sono passate le hostess e successivamente, rifocillato, ho aperto il mio libro con voluttà e iniziato a leggere. Ma solo iniziato.

Beata ignoranza e benedetta temperanza...

La signora al mio fianco con la scusa di riconsegnare alle hostess i bicchierini o altre evenienze, ha voluto chiedermi, nonostante i miei chiari segnali negativi di letterato in erba, cosa avevo visitato, come mi ero organizzato, con chi ero andato, come avevo trovato la città, ecc...
Oramai il piacere della lettura era svanito diminuendo come i chilometri che il velivolo macinava e inversamente al numero di domande cui ancora non avevo risposto rivoltemi dalla mia vicina.
Ho provato dopo ogni mia risposta sintetica a riproporre i segnali di "sipario" del tipo ho il libro, so leggere, ho voglia di leggere, desidererei leggere quanto ho in mano e ostento con disinvoltura, ti ho pure detto che mi piace leggere, allora lo fai apposta!
Tuttavia forse era la signora ad essere analfabeta con riguardo alla prossemica e a certi (nel senso di non isolati e di sicuri) segnali di insofferenza.
Per cui come dicevo (benedetta temperanza) mi sono trattenuto dal comunicarle concisamente, ma con un eloquio ruvido il mio crescente disappunto, anzi ho deciso semplicemente ma crudelmente di assecondarla.
L'ho ripagata con la stessa moneta!

Alla sua domanda sul mio lavoro ho esondato! Due ore e un quarto di discorso, ricco, circostanziato, particolareggiato, noioso come forse mai sono stato. Questa è la "pariglia".

Alla fine del viaggio la signora de io ci davamo del tu da amiconi. Però che dire, la soddisfazione per quel leggero bruciore alle corde vocali che mi era venuto era pari solo alla lunghezza del bottone che avevo attaccato fingendo di non accorgermi del suo libro in mano e scusandomi di essere un chiacchierone.

Ripeto che soddisfazione! W la pariglia!


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giovedì 21 febbraio 2008

30 giorni al buio - Recensione



















Una sperduta cittadina dell'Alaska durante l'inverno rimane al buio per un intero mese. Così un manipolo di vampiri, con l'aiuto di un "adepto" fanno in modo che nessuno degli abitanti (o meglio delle prede) possa scappare o (peggio) comunicare con qualcuno l'esistenza dei vampiri.

Il film suscita spavento più che terrore a causa delle improvvise morsicate e degli innocenti corrotti...

I vampiri hanno perso la loro capacità di ammaliare, il loro fascino che risiedeva in secoli di cultura e raffinatezze... Ora sono più che altro un manipolo di "squali" affamati.

Il capostipite mantiene comunque la calma e la flemma tipica di chi considera il tempo come uno strumento affilato e l'ingegno indispensabile per passare attraverso i secoli...
Gli altri vampiri hanno via via caratteristiche sempre più animali in ragione del loro contagio pare.
Altra caratteristica che colpisce è la presenza in essi di forti differenze: alcuni vampiri hanno un aspetto propriamente alieno, altri ferino, e molti sommano a ciò la somiglianza urtante con clown (per quanto efferati) a causa dalla bocca enorme, del sangue delle vittime che colora la parte bassa del mento e il collo.
In generale manifestano comunque il potere della violenza e della fame.

Qualche colpo di scena e un po' di volume alto aiutano a saltare sulla sedia.

Il film a tratti non sembra una novità (ultimamente siamo abituati a cattivi assetati di sangue) tuttavia regge abbastanza bene la tensione ed è senza troppi elementi che stonano ( solo un paio).


giovedì 14 febbraio 2008

La guerra di Charlie Wilson - Recensione


Ci sono guerre con eroi altre con sconfitti ma tutte con finanziatori...

Questo film racconta di come Charlie Wilson, un politico di secondo piano dalla rettitudine morale ed etica quantomeno dubbia, almeno a giudicare da come è stato presentato nel film, spinto da alcuni notabili del paese (tra cui una sua ex fiamma) finisce per finanziare più o meno clandestinamente la resistenza nell'Afganitan a seguito dell'invasione Russa.

Il film ha un tono di commedia e di farsa, volutamente contrastante con la serietà e la gravità della situazione narrata.

Unici momenti toccanti, con tono appropriato, riguardano la vistita di Wilson al campo profughi degli afgani in Pakistan.

Tom Hanks è come sempre bravo a rendere un uomo dedito alla bellavita che si rende conto che forse può compiere azioni più grandi, Hoffman, la spia della C.I.A. più ruvida e diretta che si riesca a immaginare, ha un tocco d'acido realistico, la Roberts.. forse era un po' fuori tono...

Un film carino, peccato che sia successo così..

lunedì 4 febbraio 2008

Alvin superstar - Recensione

Alvin, Simon e Theodore una specie di scoiattoli canterini in cerca di affetto, arrivano per puro caso a sconvolgere la casa e la vita di Dave, musicista con una carriera a dir poco bloccata.
A seguito di semplici vicende i buoni sentimenti trionferanno contro avidi e cinici discografici così la vita e la carriera di Dave miglioreranno sensibilmente.

Il Film ha una trama semplice e lineare con le situazioni collodiane tra Lucignolo e la Fata Turchina.

I tre sono realizzati bene e caratterizzati adeguatamente, tutto però un po' banale e solo per bambini... e per chi vuole una serata serena.

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lunedì 21 gennaio 2008

American Gangster - Recensione

La storia di un malavitoso americano di colore, tra sofferenze personali, polizia corrotta e non, difficoltà coi colleghi e l'inizio dell'avvento della droga in America e i modi in cui è stata fatta circolare.

Il film, a mio avviso, non ha un ritmo serrato. Tuttavia si rimane a vedere lo sviluppo e l'inevitabile epilogo (sia dal punto di vista dell'attività, che sentimentale ma anche giudiziario) poiché sia sa che è una storia vera.

Danzel Washington è bravo, ha stile anche da mafioso; Russel Crowe non sfigura come onesto poliziotto e successivamente Procuratore e proprio le vicende parallele ma intrecciate dei due ravvivano un po' la visione.

Non mi ha colpito la regia di Ridley Scott, forse perché ci si aspetta sempre l'indimenticabile, che comunque rimane pulita anche se forse l'aver indugiato maggiormente sulla vita del gangster rende quest'ultimo più vicino allo spettatore e quindi più simpatico del rozzo poliziotto.

In definitiva non mi ha colpito ma questo non è proprio il genere di film per cui mi entusiasmo.

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martedì 15 gennaio 2008

Io sono leggenda - Recensione

Allo scopo di curare i tumori, viene modificato il virus del morbillo, sembra una soluzione perfetta, tutti i malati su cui viene sperimentato guariscono... Ma poi le cose non vanno come dovevano andare.

Gli uomini curati dal nuovo virus risultano affetti da un'altra malattia terribile, mutano, diventano ipersensibili alla luce, hanno atteggiamenti animali, diventano glabri, rabbiosi e affamati; sembrano diventati una nuova specie micidiale.

In questo scenario apocalittico, in cui le persone immuni al virus sono poi state divorate dai nuovi zombie, sopravvive il protagonista (e il suo cane) in cerca di umanità e una cura per il virus.

New York desolata e abbandonata in un mite clima primaverile manifesta bene la solitudine del protagonista così come l'immagine di innumeri finestre vuote suscita un naturale e contraddittorio senso di claustrofobia e panico.

Will Smith è bravissimo a tenere la scena tra crisi di solitudine, ricordi angoscianti e dialoghi con cane e manichini surrogato di persone.

Tuttavia non basta.

Il film, nonostante tenga sempre altissima la tensione a causa dei "cacciatori del buio", sorvola sulle tante e interessanti problematiche che la trama suggerisce. e infatti il finale delude. Inoltre personalmente non apprezzo l'effetto "cameraman al seguito" dovuto alla macchina da presa che sobbalza dietro il protagonista come fosse davvero sorretta da un personaggio che lo segue.

Un esempio per tutti: mi aspettavo che si instaurasse una sorta di duello tra Will e uno degli Zombie che incontra, tra il giorno e la notte, a mo' di rovesciamento continuo di punti di vista; invece rimane poco di più che una semplice e non per questo meno violenta vicenda di vendetta trasversale personale reciproca.

In merito agli zombie non sembra di vedere nulla di nuovo, sia come comportamento che come estetica.Anzi sembrano una via di mezzo tra quelli di Resident Evil e i vampiri di Blade.

In definitiva un film realizzato abbastanza bene, recitato da Will Smith molto bene, è un'occasione mancata per rendere giustizia a tanta temi cari fantascienza in merito alla diversità, alle prospettive e al rapporto individuo / responsabilità / società.

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sabato 5 gennaio 2008

LA Bussola d'oro - Recensione


Tutti gli abitanti umani hanno un proprio Daimon (una sorta di famiglio) con il quale possono comunicare. I Daimon dei bambini però cambiano forma in continuazione a differenza di quello degli adulti oramai stabilizzati e con un forma definita.
Forse tali Daimon rappresentano una sorta di concretizzazione dell'anima del personaggio e sono inscindibilmente legati l'uno all'altro tanto che entrambi soffrono anche se solo uno è colpito.

Una bambina Lyra Belacqua, assieme al proprio Daimon, vive in una sorta di Oxford parallela in cui la propulsione è data da strane quanto ipnotiche sfere azzurre, l'aviazione è costituita da immensi dirigibili e in cui spicca l'assenza di motori a scoppio o a vapore.
La giovane Lyra, grazie ad uno zio, lord Asriel, intrepido quanto
colto e affascinante, vive in una scuola dove iniziano ad insegnarle
tutto il sapere di cui ha bisogno.

Questa situazione viene ingarbugliata da due fattori: la presenza malefica degli "ingoiatori" (persone che rapiscono gli orfani o i bambini soli) per motivi misteriosi e la venuta della signora Coulter (Nicole Kidman) che riesce ad irretire la piccola Lyra e a farsi seguire da costei nei suoi viaggi.

In tutto questo vi è sullo sfondo il Magistero, una struttura molto potente ed influente che sancisce come i cittadini debbano vivere e pensare.

Tuttavia a questo lord Asriel non si assoggetta e per motivi scientifici intraprende una spedizione invisa al magistero, ma a causa del rapimento di alcuni amici di Lyra di stirpe gyziana e altri incontri iniziano gli intrecci che la porteranno nei ghiacci polari.

La bambina incontra burberi orsi polari, una sorta di capitano "Acab" nelle vesti di Buffalo Bill dell'aviazione, una strega che di strega ha solo la scopa e non certo le fattezze, dei militari che sono una via di mezzo tra le SS di teutonica memoria e i sanguinari cosacchi.

Forse anche a causa del fatto che questo è solo il primo libro di una trilogia,il film sembra povero, un po' insipido. I personaggi presentati fin ora sono solo abbozzati e molto stereotipati, speriamo in un miglior futuro per Acab e per la strega Serafina Pekkala, ma si vebrà per ora non mi piace, magari qualche colpo di scena fara risorgere questo film dalle ceneri dei ghiacci in cui si trova.

Si può vedere di meglio


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