lunedì 21 gennaio 2008

American Gangster - Recensione

La storia di un malavitoso americano di colore, tra sofferenze personali, polizia corrotta e non, difficoltà coi colleghi e l'inizio dell'avvento della droga in America e i modi in cui è stata fatta circolare.

Il film, a mio avviso, non ha un ritmo serrato. Tuttavia si rimane a vedere lo sviluppo e l'inevitabile epilogo (sia dal punto di vista dell'attività, che sentimentale ma anche giudiziario) poiché sia sa che è una storia vera.

Danzel Washington è bravo, ha stile anche da mafioso; Russel Crowe non sfigura come onesto poliziotto e successivamente Procuratore e proprio le vicende parallele ma intrecciate dei due ravvivano un po' la visione.

Non mi ha colpito la regia di Ridley Scott, forse perché ci si aspetta sempre l'indimenticabile, che comunque rimane pulita anche se forse l'aver indugiato maggiormente sulla vita del gangster rende quest'ultimo più vicino allo spettatore e quindi più simpatico del rozzo poliziotto.

In definitiva non mi ha colpito ma questo non è proprio il genere di film per cui mi entusiasmo.

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martedì 15 gennaio 2008

Io sono leggenda - Recensione

Allo scopo di curare i tumori, viene modificato il virus del morbillo, sembra una soluzione perfetta, tutti i malati su cui viene sperimentato guariscono... Ma poi le cose non vanno come dovevano andare.

Gli uomini curati dal nuovo virus risultano affetti da un'altra malattia terribile, mutano, diventano ipersensibili alla luce, hanno atteggiamenti animali, diventano glabri, rabbiosi e affamati; sembrano diventati una nuova specie micidiale.

In questo scenario apocalittico, in cui le persone immuni al virus sono poi state divorate dai nuovi zombie, sopravvive il protagonista (e il suo cane) in cerca di umanità e una cura per il virus.

New York desolata e abbandonata in un mite clima primaverile manifesta bene la solitudine del protagonista così come l'immagine di innumeri finestre vuote suscita un naturale e contraddittorio senso di claustrofobia e panico.

Will Smith è bravissimo a tenere la scena tra crisi di solitudine, ricordi angoscianti e dialoghi con cane e manichini surrogato di persone.

Tuttavia non basta.

Il film, nonostante tenga sempre altissima la tensione a causa dei "cacciatori del buio", sorvola sulle tante e interessanti problematiche che la trama suggerisce. e infatti il finale delude. Inoltre personalmente non apprezzo l'effetto "cameraman al seguito" dovuto alla macchina da presa che sobbalza dietro il protagonista come fosse davvero sorretta da un personaggio che lo segue.

Un esempio per tutti: mi aspettavo che si instaurasse una sorta di duello tra Will e uno degli Zombie che incontra, tra il giorno e la notte, a mo' di rovesciamento continuo di punti di vista; invece rimane poco di più che una semplice e non per questo meno violenta vicenda di vendetta trasversale personale reciproca.

In merito agli zombie non sembra di vedere nulla di nuovo, sia come comportamento che come estetica.Anzi sembrano una via di mezzo tra quelli di Resident Evil e i vampiri di Blade.

In definitiva un film realizzato abbastanza bene, recitato da Will Smith molto bene, è un'occasione mancata per rendere giustizia a tanta temi cari fantascienza in merito alla diversità, alle prospettive e al rapporto individuo / responsabilità / società.

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sabato 5 gennaio 2008

LA Bussola d'oro - Recensione


Tutti gli abitanti umani hanno un proprio Daimon (una sorta di famiglio) con il quale possono comunicare. I Daimon dei bambini però cambiano forma in continuazione a differenza di quello degli adulti oramai stabilizzati e con un forma definita.
Forse tali Daimon rappresentano una sorta di concretizzazione dell'anima del personaggio e sono inscindibilmente legati l'uno all'altro tanto che entrambi soffrono anche se solo uno è colpito.

Una bambina Lyra Belacqua, assieme al proprio Daimon, vive in una sorta di Oxford parallela in cui la propulsione è data da strane quanto ipnotiche sfere azzurre, l'aviazione è costituita da immensi dirigibili e in cui spicca l'assenza di motori a scoppio o a vapore.
La giovane Lyra, grazie ad uno zio, lord Asriel, intrepido quanto
colto e affascinante, vive in una scuola dove iniziano ad insegnarle
tutto il sapere di cui ha bisogno.

Questa situazione viene ingarbugliata da due fattori: la presenza malefica degli "ingoiatori" (persone che rapiscono gli orfani o i bambini soli) per motivi misteriosi e la venuta della signora Coulter (Nicole Kidman) che riesce ad irretire la piccola Lyra e a farsi seguire da costei nei suoi viaggi.

In tutto questo vi è sullo sfondo il Magistero, una struttura molto potente ed influente che sancisce come i cittadini debbano vivere e pensare.

Tuttavia a questo lord Asriel non si assoggetta e per motivi scientifici intraprende una spedizione invisa al magistero, ma a causa del rapimento di alcuni amici di Lyra di stirpe gyziana e altri incontri iniziano gli intrecci che la porteranno nei ghiacci polari.

La bambina incontra burberi orsi polari, una sorta di capitano "Acab" nelle vesti di Buffalo Bill dell'aviazione, una strega che di strega ha solo la scopa e non certo le fattezze, dei militari che sono una via di mezzo tra le SS di teutonica memoria e i sanguinari cosacchi.

Forse anche a causa del fatto che questo è solo il primo libro di una trilogia,il film sembra povero, un po' insipido. I personaggi presentati fin ora sono solo abbozzati e molto stereotipati, speriamo in un miglior futuro per Acab e per la strega Serafina Pekkala, ma si vebrà per ora non mi piace, magari qualche colpo di scena fara risorgere questo film dalle ceneri dei ghiacci in cui si trova.

Si può vedere di meglio


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