mercoledì 28 maggio 2008

Indiana Jons e il regno del teschio di cristallo - Recensione

Questo film era atteso da tanti fans del mitico frusta e cappello Indi!
L'attesa però eè stata delusa, infatti il film non mi è piaciuto.

La trama scarna e risibile, a parte Indi sempre all'altezza, era popolata di personaggi macchietta, stereotipi triti e ritriti:
la fredda e spietata scienziata capello nero occhio azzurro Cate Blanchet,
il figlio di Indi tanto James Dean quanto Fonzie,
l'amico di Indi il professore scomparso risulta una brutta copia di Panoramix quando perde il senno con tanto di balletto.

Inoltre non mi sono piaciute per niente le luci sempre finte e di taglio sugli occhi dei protagonisti.


Ulteriormente vengono presentate alcune situazioni che sono un insulto allo spettatore pure con la sospensione dell'incredulità parecchio allenata una tra tutte:

SPOILER
come cavolo fa indiana a sopravvivere all'esplosione di una bomba atomica nascondendosi dentro un frigorifero che tra l'altro viene lanciato a chilometri di distanza dall'onda d'urto.... Eh dai!!!


Le cose che mi sono piaciute sono le classiche trappole pseudo archeologiche con sabbia che scivola via, pietre cascanti o rotolanti corde nascoste e e pesi e contrappesi ingegnosi...

Il resto è delusione..

lunedì 19 maggio 2008

Arte?

Talvolta ci si trova difronte a opere che vengono definite artistiche, di gran pregio, o mirabili, ecc.
Purtroppo però io in certe occasioni vedo soltanto ruote di biciclette dentro muri sospesi o secchiate di colore su stoffe improbabili, ecc.
Ma solo raramente percepisco qualche emozione o significato che dall'opera riesce a colpirmi, a toccarmi o almeno a sfiorarmi.
Mi avevano detto che l'arte è un linguaggio universale un po' come la musica che tutti accoglie, raccoglie e distoglie dalle brutture intorno oppure le veicola rendendole più efficaci e più vere e presenti in ragione dell'intento del compositore, almeno negli strati più superficiali.
Ora, quindi, devo arrendermi all'evidenza, e sembra possibile solo una soluzione: o l'ARTE non è universale oppure non ho gli strumenti culturali per comprenderla.
Sicché nella prima ipotesi siamo di fronte ad un mondo in cui non esiste l'ARTE ma un'infinità di modi diversi di dire "cose" che a questo punto risultano intrinsecamente meno interessanti e coinvolgenti proprio perché non universali; oppure nella seconda ipotesi siamo di fronte ad un'ARTE che necessita di una precisa preparazione culturale conforme (necessariamente) a quella del creatore: il risultato quindi è la comprensione dell'opera solo se il fruitore è culturalmente compatibile o comprende l'autore.
Allora il mondo è davvero più brutto!

MA forse invece siamo soltanto preda delle mode tanto vestiarie quanto artistiche! Per cui è plausibile che l'ARTE esista ancora e sia ancora universale, solo che (al fine di monetizzarla) conviene incanalarla sulle strade (forse becere) della moda e del costume.

Potrebbe sembrare che allora questo manifesti ancora un vota come l'arte non sia davvero universale, tuttavia una cosa è dimenticare la bellezza (esistente) una cosa è attribuirla (non esistente) ad accrocchi più o meno elaborati.

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lunedì 5 maggio 2008

Iron Man - Recensione

Sara dixit:

<<Non ci si mette molto a immedesimarsi nei panni di Tony Starker.. e non mi riferisco certo ai panni di uno sbruffone alcolizzato, giocatore d'azzardo e sciupafemmine (o meglio, non solo a quelli).

Già, la bellezza di IRON MAN è infatti la repentina trasformazione del protagonista nell'eroe stesso, provocando nello spettatore la sensazione di essere li con lui che svolazza sui tetti di Malibu, rischia di schiantarsi, si costruisce il suo prototipo, prova la potenza dei suoi lanciafiamme.

Stupisce come un film che nasce per celebrare uno dei tanti blasonati eroi di Stan Lee (presente, come sempre nei film che ritraggono eroi Marvel, con un suo cameo) sia in grado di far immedesimare nei panni del protagonista in modo assoluto, forse quasi come leggere il fumetto.

Merito del personaggio e delle vicende che vive, certo. Ma in buona parte anche degli effetti speciali strabilianti e, se vogliamo, stranianti che popolano la pellicola.

Non sono, purtroppo, una true believer, come ama definire Lee i suoi lettori affezionati, ma conosco

un po' gli eroi della Marvel.

Sono controversi, insicuri, combattuti: in una parola, umani. Uno su tutti l'Uomo Ragno che mi è sempre stato simpatico - nel senso etimologico del termine - grazie a suoi sensi di colpa.
Ebbene, a differenza di Peter Parker o dei fantastici 4, Iron Man mi è piaciuto perchè non si tratta di salvare il mondo o di sfruttare un grande potere e sopportare le grandi responsabilità che comporta: mi ha intrigato perche' nasce dall'abilità e dall'intelligenza (una volta tanto non utilizzata per portarsi a letto un'odiosa giornalista/velina di Vanity Fair) del nostro eroe, e dalle applicazioni che ne ha fatto. Sempre di fantasia si tratta, ma conforta pensare che un uomo possa cambiare e perseguire degli ideali con le sue sole forze, esattamente come una persona reale!



Concludendo, lodevole e all'altezaz il mio mitico Robert Downey Jr, che ho sempre amato e ammirato, grandioso in questa sua interpretazione! quanto a Gwyneth Paltrow, che impersona l'algida e ironica assistente innamorata di Starker: è brava, carina e anche simpatica, una volta tanto!>>

venerdì 2 maggio 2008

Gli Ultimi Guardiani - Recensione

Aspettavo l'uscita di questo libro. O meglio speravo che l'autore ne pubblicasse un altro.
Ho letto i precedenti (i Guardiani della Notte, I Guardiani del Giorno, I Guardiani del Crepuscolo) e mi sono sempre piaciuti molto.

Unire Mosca odierna e Edimburgo o Praga con storie millenarie di maghi e vampiri non sembra un'idea originale, invece l'autore riesce mirabilmente a renderla irresistibile (almeno per il sottoscritto).

Aver seguito il protagonista Anton Gorodeckij nelle altre sue avventure, ovviamente aiuta, ma c'è sempre qualcosa da scoprire che è appena oltre l'angolo dell'occhio.

Gli intrighi tra Tenebre e Luce, tra Patto e Grandi Maghi continuano a susseguirsi e a capovolgere l'ottica con cui vengono lette le vicende e la storia.

L'originalità quindi non è tanto nell'idea sottostante quanto nell'evoluzione e nella preparazione narrativa.

Uno stile asciutto, in questo libro quasi sempre in prima persona, permette una maggior partecipazione e immedesimazione col personaggio che spicca solo per acume non per coraggio o fascino.

In poche parole bello e consigliata tutta la saga di Sergej Luk'janenko.

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