giovedì 21 febbraio 2008

30 giorni al buio - Recensione



















Una sperduta cittadina dell'Alaska durante l'inverno rimane al buio per un intero mese. Così un manipolo di vampiri, con l'aiuto di un "adepto" fanno in modo che nessuno degli abitanti (o meglio delle prede) possa scappare o (peggio) comunicare con qualcuno l'esistenza dei vampiri.

Il film suscita spavento più che terrore a causa delle improvvise morsicate e degli innocenti corrotti...

I vampiri hanno perso la loro capacità di ammaliare, il loro fascino che risiedeva in secoli di cultura e raffinatezze... Ora sono più che altro un manipolo di "squali" affamati.

Il capostipite mantiene comunque la calma e la flemma tipica di chi considera il tempo come uno strumento affilato e l'ingegno indispensabile per passare attraverso i secoli...
Gli altri vampiri hanno via via caratteristiche sempre più animali in ragione del loro contagio pare.
Altra caratteristica che colpisce è la presenza in essi di forti differenze: alcuni vampiri hanno un aspetto propriamente alieno, altri ferino, e molti sommano a ciò la somiglianza urtante con clown (per quanto efferati) a causa dalla bocca enorme, del sangue delle vittime che colora la parte bassa del mento e il collo.
In generale manifestano comunque il potere della violenza e della fame.

Qualche colpo di scena e un po' di volume alto aiutano a saltare sulla sedia.

Il film a tratti non sembra una novità (ultimamente siamo abituati a cattivi assetati di sangue) tuttavia regge abbastanza bene la tensione ed è senza troppi elementi che stonano ( solo un paio).


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