martedì 15 gennaio 2008

Io sono leggenda - Recensione

Allo scopo di curare i tumori, viene modificato il virus del morbillo, sembra una soluzione perfetta, tutti i malati su cui viene sperimentato guariscono... Ma poi le cose non vanno come dovevano andare.

Gli uomini curati dal nuovo virus risultano affetti da un'altra malattia terribile, mutano, diventano ipersensibili alla luce, hanno atteggiamenti animali, diventano glabri, rabbiosi e affamati; sembrano diventati una nuova specie micidiale.

In questo scenario apocalittico, in cui le persone immuni al virus sono poi state divorate dai nuovi zombie, sopravvive il protagonista (e il suo cane) in cerca di umanità e una cura per il virus.

New York desolata e abbandonata in un mite clima primaverile manifesta bene la solitudine del protagonista così come l'immagine di innumeri finestre vuote suscita un naturale e contraddittorio senso di claustrofobia e panico.

Will Smith è bravissimo a tenere la scena tra crisi di solitudine, ricordi angoscianti e dialoghi con cane e manichini surrogato di persone.

Tuttavia non basta.

Il film, nonostante tenga sempre altissima la tensione a causa dei "cacciatori del buio", sorvola sulle tante e interessanti problematiche che la trama suggerisce. e infatti il finale delude. Inoltre personalmente non apprezzo l'effetto "cameraman al seguito" dovuto alla macchina da presa che sobbalza dietro il protagonista come fosse davvero sorretta da un personaggio che lo segue.

Un esempio per tutti: mi aspettavo che si instaurasse una sorta di duello tra Will e uno degli Zombie che incontra, tra il giorno e la notte, a mo' di rovesciamento continuo di punti di vista; invece rimane poco di più che una semplice e non per questo meno violenta vicenda di vendetta trasversale personale reciproca.

In merito agli zombie non sembra di vedere nulla di nuovo, sia come comportamento che come estetica.Anzi sembrano una via di mezzo tra quelli di Resident Evil e i vampiri di Blade.

In definitiva un film realizzato abbastanza bene, recitato da Will Smith molto bene, è un'occasione mancata per rendere giustizia a tanta temi cari fantascienza in merito alla diversità, alle prospettive e al rapporto individuo / responsabilità / società.

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